Demolizioni: l’anno d’oro
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Demolizioni: l’anno d’oro
Demolizioni: l’anno d’oro
Alang - Negli anni d’oro dell’industria marittima soffrivano, con la crisi scoppiano di salute. I cantieri di demolizione hanno archiviato un anno da record, con i dati parziali di novembre che indicano su una flotta circolante di circa 45 mila unità, 1.202 navi demolite da gennaio a novembre, di cui 506 rinfusiere, 167 cisterne, 207 general cargo, 148 portacontainer.
Sull’altro fronte, i cantieri navali cinesi e coreani non hanno ancora smaltito la sbornia d’ordini siglati negli anni passati: ogni settimana entrano sul mercato nuove unità, che appesantiscono i noli e aumentano un’offerta di flotta che non trova sbocchi in una produzione industriale e una domanda di trasporti ferma in Europa, in rallentamento in Asia.
Per frenare la valanga d’ordini, è stato tentato ogni mezzo: ricontrattazioni, proroghe nelle consegne, rinuncia da parte dell’armatore a prendere in consegna la nave. In Cina - oggi forse suo malgrado il maggior costruttore navale del mondo - molti cantieri hanno ormai una piccola flotta di navi non ritirate. Il fenomeno è talmente diffuso che a giugno i cantieri di Stato Cssc si sono lanciati a loro volta nell’attività armatoriale, provando così a mettere a frutto le navi invendute.
Per contro, gli armatori che se lo possono permettere approfittano di questo periodo per sbarazzarsi delle navi più vecchie, rimpiazzate dai nuovi arrivi in flotta: per questo le demolizioni sono al loro massimo storico. Impressionanti i dati 2012 di Alang, in India, il più grande cimitero navale al mondo: 527 unità demolite, pari a 1,4 navi al giorno o 5,2 milioni di tonnellate di materiale riciclato. Circa 250 navi sono arrivate a Chittangong, in Bangladesh, la seconda capitale di questa particolare industria. Il resto delle demolizioni è suddiviso tra Cina (circa il 21% del mercato), Pakistan (10%) e altri Paesi (2%, sui quali primeggia la Turchia).
Della nave non si butta via niente: il 95% delle sue componenti è riciclabile. Il 27% dell’acciaio che viene fuso negli altoforni di tutto il mondo è riciclato e una grossa fetta arriva dall’industria marittima. Il resto si rivende: gli arredi, i pezzi del motore, la strumentazione, le cime, persino il carburante. Lo dice sanno bene gli oltre 800 gestori di rivendite che circondano la zona di Alang, una baia che si stende per 11 chilometri, nella quale dal 1983 a oggi sono stati costruiti 180 lotti in grado di smantellare simultaneamente fino a 150 navi. Fortissima tuttavia rimane la polemica sulla sicurezza. Le demolizioni sono un’industria povera, che in tutto il mondo impiega 100 mila persone, di cui (dati ShipCruise) l’11% ha meno di 18 anni, il 41% è in età compresa tra i 18 e i 23 anni, il 46% è analfabeta. La paga (senza straordinario, quindi 12 ore su 16 lavorate) è mediamente di 1,50 dollari al giorno. Le statistiche delle morti sono impietose. A Chittagong, secondo gli attivisti della Young Power in Social Action, solo nel 2011 hanno perso la vita 15 persone, e dall’inizio degli anni Ottanta i cantieri si sono divorati oltre 1.000 persone, morte schiacciate da blocchi di metallo, o più spesso per colpa di esplosioni in cisterne non pulite con sufficiente attenzione.
L’associazione dei demolitori di Alang però sottolinea come la maggior parte dei bacini sia certificata secondo gli standard Iso, e che quest’anno fino ad agosto non si sono registrati incidenti mortali. L’Ue sta studiando una norma che responsabilizzi gli armatori del Vecchio Continente nelle pratiche di demolizione delle navi, ma in realtà si tratta di uno strumento spuntato: qualunque proprietario di nave non porta mai direttamente la propria unità decotta direttamente al cantiere di demolizione. L’unità viene venduta al demolitore navale, che la registra in qualche Paese offshore per farle compiere il suo ultimo viaggio verso la tomba.
Alberto Quarati
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Alang - Negli anni d’oro dell’industria marittima soffrivano, con la crisi scoppiano di salute. I cantieri di demolizione hanno archiviato un anno da record, con i dati parziali di novembre che indicano su una flotta circolante di circa 45 mila unità, 1.202 navi demolite da gennaio a novembre, di cui 506 rinfusiere, 167 cisterne, 207 general cargo, 148 portacontainer.
Sull’altro fronte, i cantieri navali cinesi e coreani non hanno ancora smaltito la sbornia d’ordini siglati negli anni passati: ogni settimana entrano sul mercato nuove unità, che appesantiscono i noli e aumentano un’offerta di flotta che non trova sbocchi in una produzione industriale e una domanda di trasporti ferma in Europa, in rallentamento in Asia.
Per frenare la valanga d’ordini, è stato tentato ogni mezzo: ricontrattazioni, proroghe nelle consegne, rinuncia da parte dell’armatore a prendere in consegna la nave. In Cina - oggi forse suo malgrado il maggior costruttore navale del mondo - molti cantieri hanno ormai una piccola flotta di navi non ritirate. Il fenomeno è talmente diffuso che a giugno i cantieri di Stato Cssc si sono lanciati a loro volta nell’attività armatoriale, provando così a mettere a frutto le navi invendute.
Per contro, gli armatori che se lo possono permettere approfittano di questo periodo per sbarazzarsi delle navi più vecchie, rimpiazzate dai nuovi arrivi in flotta: per questo le demolizioni sono al loro massimo storico. Impressionanti i dati 2012 di Alang, in India, il più grande cimitero navale al mondo: 527 unità demolite, pari a 1,4 navi al giorno o 5,2 milioni di tonnellate di materiale riciclato. Circa 250 navi sono arrivate a Chittangong, in Bangladesh, la seconda capitale di questa particolare industria. Il resto delle demolizioni è suddiviso tra Cina (circa il 21% del mercato), Pakistan (10%) e altri Paesi (2%, sui quali primeggia la Turchia).
Della nave non si butta via niente: il 95% delle sue componenti è riciclabile. Il 27% dell’acciaio che viene fuso negli altoforni di tutto il mondo è riciclato e una grossa fetta arriva dall’industria marittima. Il resto si rivende: gli arredi, i pezzi del motore, la strumentazione, le cime, persino il carburante. Lo dice sanno bene gli oltre 800 gestori di rivendite che circondano la zona di Alang, una baia che si stende per 11 chilometri, nella quale dal 1983 a oggi sono stati costruiti 180 lotti in grado di smantellare simultaneamente fino a 150 navi. Fortissima tuttavia rimane la polemica sulla sicurezza. Le demolizioni sono un’industria povera, che in tutto il mondo impiega 100 mila persone, di cui (dati ShipCruise) l’11% ha meno di 18 anni, il 41% è in età compresa tra i 18 e i 23 anni, il 46% è analfabeta. La paga (senza straordinario, quindi 12 ore su 16 lavorate) è mediamente di 1,50 dollari al giorno. Le statistiche delle morti sono impietose. A Chittagong, secondo gli attivisti della Young Power in Social Action, solo nel 2011 hanno perso la vita 15 persone, e dall’inizio degli anni Ottanta i cantieri si sono divorati oltre 1.000 persone, morte schiacciate da blocchi di metallo, o più spesso per colpa di esplosioni in cisterne non pulite con sufficiente attenzione.
L’associazione dei demolitori di Alang però sottolinea come la maggior parte dei bacini sia certificata secondo gli standard Iso, e che quest’anno fino ad agosto non si sono registrati incidenti mortali. L’Ue sta studiando una norma che responsabilizzi gli armatori del Vecchio Continente nelle pratiche di demolizione delle navi, ma in realtà si tratta di uno strumento spuntato: qualunque proprietario di nave non porta mai direttamente la propria unità decotta direttamente al cantiere di demolizione. L’unità viene venduta al demolitore navale, che la registra in qualche Paese offshore per farle compiere il suo ultimo viaggio verso la tomba.
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ivanapi- Press Reporter
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Re: Demolizioni: l’anno d’oro
Mi piacerebbe sapere quante navi da crociera sono state demolite nel 2012 ...
masca1973- Moderatore
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ivanapi- Press Reporter
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Re: Demolizioni: l’anno d’oro
Ivana li si sta parlando di navi in generale, a me piacerebbe sapere in particolare quelle da crociera ...
masca1973- Moderatore
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Re: Demolizioni: l’anno d’oro
Ah..questo non lo so, ma non penso che quelle da crociera siano molte.
Ciao
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ivanapi- Press Reporter
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Re: Demolizioni: l’anno d’oro
Sicuramente a mia memoria l'Augustus e L'Allegra ...
masca1973- Moderatore
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Re: Demolizioni: l’anno d’oro
Certo Silvano ... Comunque si tratta di una demolizione di qualche anno fa
masca1973- Moderatore
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