Dalla scatola nera la verità.
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Dalla scatola nera la verità.
dell'inviato Michele Giuntini
C'é tutto nella 'scatola nera' della Costa Concordia, l'inchiesta sul naufragio all'isola del Giglio parte da qui. Rotta seguita; comandi impartiti dal comandante dopo l'impatto con gli scogli; comunicazioni con la Capitaneria di porto e con i soccorritori: la scatola nera ha già cominciato a 'parlare' su tutto questo. Entro un paio di giorni avrà svelato la sua verità tecnica, oggettiva, agli specialisti della Guardia costiera, che svolgono le indagini insieme ai Carabinieri sotto il coordinamento della procura di Grosseto, e che stanno elaborando una relazione determinante per il proseguimento dell'inchiesta. E' un'attività di riscontro febbrile e complessa, basata su precisi calcoli matematici che secondo il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, starebbe già determinando che tra l'allarme per una falla dato alle 21.45 e la prima comunicazione alle autorità marittime dell'incidente sarebbe trascorsa circa un'ora. Il secondo orario corrisponderebbe alle 22.43.
Nella 'scatola nera' si cerca anche il 'mayday', la richiesta internazionale di soccorso, che forse non è mai stata lanciata dalla Concordia alle capitanerie. "La nave è arrivata a 150 metri dalla riva, vicinissima - ha detto Verusio - e in un punto dove il fondale è basso e scoglioso. Vedremo che rotta ha seguito il comandante della nave e faremo anche riscontri satellitari sulla posizione". Quanto alla scatola nera il procuratore ha spiegato che "sarà importante per conoscere i comandi dati dal capitano e le comunicazioni con la Capitaneria di Livorno". Comunicazioni che forse non sono mai partite dalla nave ma che, stranamente viceversa, ci sono state per iniziativa dell'autorità marittima avvisata da parenti di passeggeri.
E ancora, c'é da
accertare se il comandante Schettino abbia davvero voluto, e perché, eseguire un "inchino" - in gergo marinaresco è il saluto con la sirena ai porti da distanza ravvicinata - all'isola del Giglio tanto da rischiare di far 'sfracellare' sugli scogli, come è successo, una nave da 117.000 tonnellate di stazza e lunga 300 metri. Francesco Schettino è stato fermato per un concreto pericolo di fuga e per il possibile inquinamento delle prove. E' in carcere a Grosseto e aspetta l'udienza di convalida del gip - forse martedì prossimo - dove per la prima volta potrà spiegare come ha agito ad un giudice. Le indagini proseguono con la verbalizzazione delle testimonianze di soccorritori, crocieristi, membri dell'equipaggio sentiti "in serie" presso caserme di Carabinieri e Capitanerie della Maremma. Decisiva potrà essere quella di uomini della Guardia costiera che dalla divisa e dai gradi hanno individuato Schettino a riva molte ore prima che si concludesse l'evacuazione del Concordia, proprio mentre migliaia di persone erano ancora a bordo, prigioniere di una fuga infernale. Invitato a risalire sulla Concordia dalla Guardia costiera, il comandante non avrebbe obbedito all'ordine delle autorità. L'accusa di abbandono della nave con morti a bordo gli può costare fino a una dozzina di anni di carcere, senza contare quelli che gli saranno contestati per omicidio plurimo colposo e naufragio. Un conto pesante che giganteggia con i dati aggiornati: 6 morti e ancora 16 presunti dispersi, oltre 4.200 naufraghi, un potenziale rischio ambientale, un danno immenso alla tradizione marinara italiana.
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C'é tutto nella 'scatola nera' della Costa Concordia, l'inchiesta sul naufragio all'isola del Giglio parte da qui. Rotta seguita; comandi impartiti dal comandante dopo l'impatto con gli scogli; comunicazioni con la Capitaneria di porto e con i soccorritori: la scatola nera ha già cominciato a 'parlare' su tutto questo. Entro un paio di giorni avrà svelato la sua verità tecnica, oggettiva, agli specialisti della Guardia costiera, che svolgono le indagini insieme ai Carabinieri sotto il coordinamento della procura di Grosseto, e che stanno elaborando una relazione determinante per il proseguimento dell'inchiesta. E' un'attività di riscontro febbrile e complessa, basata su precisi calcoli matematici che secondo il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, starebbe già determinando che tra l'allarme per una falla dato alle 21.45 e la prima comunicazione alle autorità marittime dell'incidente sarebbe trascorsa circa un'ora. Il secondo orario corrisponderebbe alle 22.43.
Nella 'scatola nera' si cerca anche il 'mayday', la richiesta internazionale di soccorso, che forse non è mai stata lanciata dalla Concordia alle capitanerie. "La nave è arrivata a 150 metri dalla riva, vicinissima - ha detto Verusio - e in un punto dove il fondale è basso e scoglioso. Vedremo che rotta ha seguito il comandante della nave e faremo anche riscontri satellitari sulla posizione". Quanto alla scatola nera il procuratore ha spiegato che "sarà importante per conoscere i comandi dati dal capitano e le comunicazioni con la Capitaneria di Livorno". Comunicazioni che forse non sono mai partite dalla nave ma che, stranamente viceversa, ci sono state per iniziativa dell'autorità marittima avvisata da parenti di passeggeri.
E ancora, c'é da
accertare se il comandante Schettino abbia davvero voluto, e perché, eseguire un "inchino" - in gergo marinaresco è il saluto con la sirena ai porti da distanza ravvicinata - all'isola del Giglio tanto da rischiare di far 'sfracellare' sugli scogli, come è successo, una nave da 117.000 tonnellate di stazza e lunga 300 metri. Francesco Schettino è stato fermato per un concreto pericolo di fuga e per il possibile inquinamento delle prove. E' in carcere a Grosseto e aspetta l'udienza di convalida del gip - forse martedì prossimo - dove per la prima volta potrà spiegare come ha agito ad un giudice. Le indagini proseguono con la verbalizzazione delle testimonianze di soccorritori, crocieristi, membri dell'equipaggio sentiti "in serie" presso caserme di Carabinieri e Capitanerie della Maremma. Decisiva potrà essere quella di uomini della Guardia costiera che dalla divisa e dai gradi hanno individuato Schettino a riva molte ore prima che si concludesse l'evacuazione del Concordia, proprio mentre migliaia di persone erano ancora a bordo, prigioniere di una fuga infernale. Invitato a risalire sulla Concordia dalla Guardia costiera, il comandante non avrebbe obbedito all'ordine delle autorità. L'accusa di abbandono della nave con morti a bordo gli può costare fino a una dozzina di anni di carcere, senza contare quelli che gli saranno contestati per omicidio plurimo colposo e naufragio. Un conto pesante che giganteggia con i dati aggiornati: 6 morti e ancora 16 presunti dispersi, oltre 4.200 naufraghi, un potenziale rischio ambientale, un danno immenso alla tradizione marinara italiana.
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