Le verità, naufragate con la costa Concordia!
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Le verità, naufragate con la costa Concordia!
LE VERITà NAUFRAGATE
CON LA COSTA CONCORDIA
Grosseto - Non è esattamente la culla del diritto della navigazione, come possono esserlo Genova e Napoli, ma la piccola procura di Grosseto sta comunque provando a gestire con il massimo delle forze possibili l’inchiesta sul disastro della Costa Concordia. Tre pm coordinati dal procuratore capo Francesco Verusio, romano in trasferta nella provincia più romano-centrica della Toscana, e tre deleghe di polizia giudiziaria a carabinieri, guardia di finanza e capitaneria di porto di Livorno nel ruolo dei “tecnici” della situazione. Dall’altra parte, tanto il comandante Francesco Schettino, quanto le persone offese e l’armatore con sede legale a Genova, stanno mettendo su pool legali di prim’ordine, a cominciare dai consulenti. E convitato di pietra importante, quanto silente, è il gruppo delle assicurazioni che saranno chiamate a risarcire i danni e studieranno con la massima attenzione ogni singola riga di ogni singolo atto d’inchiesta. Per evitare che il naufragio di venerdì 13 gennaio diventi un altro dei classici misteri italiani, tipo Ustica o la Moby Prince, saranno necessari sforzi investigativi superiori alla media. Indipendentemente dal fatto che questa volta la giustizia italiana è costretta a operare in mondovisione. Ma anche il fattore tempo è importante e ci sono alcune domande alle quali va trovata risposta il prima possibile, anche per sgomberare il campo da dubbi, equivoci e leggende metropolitane. Eccole.
GLI “INCHINI”
La pratica dei cosiddetti inchini quanto era conosciuta – e tollerata- dalle capitanerie di porto?
IL SISTEMA “AIS”
Perché il sistema Ais di controllo delle rotte non “vede” la rotta pericolosa che sta seguendo la Concordia quando si accosta al Giglio? È stato disattivato dal comandante Schettino o alla capitaneria di Livorno qualcuno dormiva?
L’ADDESTRAMENTO
Quale addestramento – e in che lingua – hanno ricevuto i membri dell’equipaggio per la gestione delle emergenze?
LA SALA MACCHINE
Dopo la collisione, il comandante manda in sala macchine il terzo ufficiale per vedere com’è la situazione. Una prassi non comune: non ci dovrebbe essere la guardia apposita?
LE PARATIE STAGNE
Il responsabile della guardia in sala macchine al momento dell’incidente, Alberto Fiorito, ha messo a verbale: «Ho visto che entrava acqua da uno squarcio. Ho dato il comando per la chiusura delle valvole di compartimentazione per impedire il passaggio di acqua tra i locali, ma nel giro di due minuti era già tutto allagato». Quanto erano stagne le paratie tra le sale macchine? Ed erano esattamente le stesse allestite dal costruttore Fincantieri al momento del varo, o erano state apportate modifiche?
IL CONTROLLO-SICUREZZA L’ultimo controllo del funzionamento delle dotazioni di sicurezza, dalle lance di salvataggio al numero dei salvagente e alla loro dislocazione, è stato eseguito in modo sostanziale o soltanto “cartaceo”?
I PASSEGGERI
I passeggeri a bordo della Costa Concordia sapevano veramente che fare in caso di emergenza? Come e quando sono stati istruiti dal personale di bordo al momento dell’imbarco?
LE CARTE NAUTICHE
Quando Schettino racconta che lo scoglio che gli ha tagliato longitudinalmente le sale macchine non era segnato sulle carte nautiche, che cosa vuol dire? Che non aveva a bordo carte di un certo livello e che forse queste erano solo mappe cartacee scannerizzate?
VIA DALLA PLANCIA
Quando Schettino decide di lasciare la plancia di comando e di scendere al ponte 3 a coordinare le operazioni di abbandono, perché nessun ufficiale gli dice: «Comandante, ma che sta facendo, non è quello il suo compito?».
I SOLDI A BORDO
Che cosa ha portato giù dalla Concordia il comandante? Ha svuotato la cassaforte? Quanti soldi della Costa c’erano a bordo? E a cosa servivano?
GLI ORDINI DI COSTA
Alla sala situazione di Genova, sapevano che Schettino e il suo stato maggiore stavano abbandonando la nave? E se sì, hanno avuto l’ordine di portare via qualcosa?
MISSIONE A TERRA
Il comandante ha detto che è scivolato nella scialuppa, insieme ad altri due ufficiali, e che poi ha tentato di tornare a bordo. Se non ha mentito sulle proprie intenzioni, aveva per caso una qualche missione da portare a termine a terra, come mettere qualcosa al sicuro, e doveva poi effettivamente tornare al suo posto di comando?
LA MARINA ESCLUSA
Perché la procura di Grosseto non si è avvalsa finora, per la parte tecnica delle indagini, di professionalità della marina militare?
DE FALCO ALTERATO
Perché il comandante della capitaneria di Livorno, il famoso De Falco del “Torni a bordo, cazzo!”, ha già la voce alterata al primo colloquio-radio con Schettino?
NIENTE ALCOL-TEST
Perché i carabinieri non hanno fatto subito il test dell’alcol a Schettino, che in fondo ha causato un incidente un po’ più grave di qualunque tamponamento sull’Aurelia?
I PM E I MANAGER COSTA
Perché la procura di Grosseto non ha ancora interrogato i manager della Costa Crociere come persone informate dei fatti – e quindi con l’obbligo di dire tutta la verità sui loro colloqui con Schettino - , lasciando così che questi potessero fornire più agevolmente le proprie versioni nella comoda “passerella” al Senato?
FRANCESCO BONAZZI
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CON LA COSTA CONCORDIA
Grosseto - Non è esattamente la culla del diritto della navigazione, come possono esserlo Genova e Napoli, ma la piccola procura di Grosseto sta comunque provando a gestire con il massimo delle forze possibili l’inchiesta sul disastro della Costa Concordia. Tre pm coordinati dal procuratore capo Francesco Verusio, romano in trasferta nella provincia più romano-centrica della Toscana, e tre deleghe di polizia giudiziaria a carabinieri, guardia di finanza e capitaneria di porto di Livorno nel ruolo dei “tecnici” della situazione. Dall’altra parte, tanto il comandante Francesco Schettino, quanto le persone offese e l’armatore con sede legale a Genova, stanno mettendo su pool legali di prim’ordine, a cominciare dai consulenti. E convitato di pietra importante, quanto silente, è il gruppo delle assicurazioni che saranno chiamate a risarcire i danni e studieranno con la massima attenzione ogni singola riga di ogni singolo atto d’inchiesta. Per evitare che il naufragio di venerdì 13 gennaio diventi un altro dei classici misteri italiani, tipo Ustica o la Moby Prince, saranno necessari sforzi investigativi superiori alla media. Indipendentemente dal fatto che questa volta la giustizia italiana è costretta a operare in mondovisione. Ma anche il fattore tempo è importante e ci sono alcune domande alle quali va trovata risposta il prima possibile, anche per sgomberare il campo da dubbi, equivoci e leggende metropolitane. Eccole.
GLI “INCHINI”
La pratica dei cosiddetti inchini quanto era conosciuta – e tollerata- dalle capitanerie di porto?
IL SISTEMA “AIS”
Perché il sistema Ais di controllo delle rotte non “vede” la rotta pericolosa che sta seguendo la Concordia quando si accosta al Giglio? È stato disattivato dal comandante Schettino o alla capitaneria di Livorno qualcuno dormiva?
L’ADDESTRAMENTO
Quale addestramento – e in che lingua – hanno ricevuto i membri dell’equipaggio per la gestione delle emergenze?
LA SALA MACCHINE
Dopo la collisione, il comandante manda in sala macchine il terzo ufficiale per vedere com’è la situazione. Una prassi non comune: non ci dovrebbe essere la guardia apposita?
LE PARATIE STAGNE
Il responsabile della guardia in sala macchine al momento dell’incidente, Alberto Fiorito, ha messo a verbale: «Ho visto che entrava acqua da uno squarcio. Ho dato il comando per la chiusura delle valvole di compartimentazione per impedire il passaggio di acqua tra i locali, ma nel giro di due minuti era già tutto allagato». Quanto erano stagne le paratie tra le sale macchine? Ed erano esattamente le stesse allestite dal costruttore Fincantieri al momento del varo, o erano state apportate modifiche?
IL CONTROLLO-SICUREZZA L’ultimo controllo del funzionamento delle dotazioni di sicurezza, dalle lance di salvataggio al numero dei salvagente e alla loro dislocazione, è stato eseguito in modo sostanziale o soltanto “cartaceo”?
I PASSEGGERI
I passeggeri a bordo della Costa Concordia sapevano veramente che fare in caso di emergenza? Come e quando sono stati istruiti dal personale di bordo al momento dell’imbarco?
LE CARTE NAUTICHE
Quando Schettino racconta che lo scoglio che gli ha tagliato longitudinalmente le sale macchine non era segnato sulle carte nautiche, che cosa vuol dire? Che non aveva a bordo carte di un certo livello e che forse queste erano solo mappe cartacee scannerizzate?
VIA DALLA PLANCIA
Quando Schettino decide di lasciare la plancia di comando e di scendere al ponte 3 a coordinare le operazioni di abbandono, perché nessun ufficiale gli dice: «Comandante, ma che sta facendo, non è quello il suo compito?».
I SOLDI A BORDO
Che cosa ha portato giù dalla Concordia il comandante? Ha svuotato la cassaforte? Quanti soldi della Costa c’erano a bordo? E a cosa servivano?
GLI ORDINI DI COSTA
Alla sala situazione di Genova, sapevano che Schettino e il suo stato maggiore stavano abbandonando la nave? E se sì, hanno avuto l’ordine di portare via qualcosa?
MISSIONE A TERRA
Il comandante ha detto che è scivolato nella scialuppa, insieme ad altri due ufficiali, e che poi ha tentato di tornare a bordo. Se non ha mentito sulle proprie intenzioni, aveva per caso una qualche missione da portare a termine a terra, come mettere qualcosa al sicuro, e doveva poi effettivamente tornare al suo posto di comando?
LA MARINA ESCLUSA
Perché la procura di Grosseto non si è avvalsa finora, per la parte tecnica delle indagini, di professionalità della marina militare?
DE FALCO ALTERATO
Perché il comandante della capitaneria di Livorno, il famoso De Falco del “Torni a bordo, cazzo!”, ha già la voce alterata al primo colloquio-radio con Schettino?
NIENTE ALCOL-TEST
Perché i carabinieri non hanno fatto subito il test dell’alcol a Schettino, che in fondo ha causato un incidente un po’ più grave di qualunque tamponamento sull’Aurelia?
I PM E I MANAGER COSTA
Perché la procura di Grosseto non ha ancora interrogato i manager della Costa Crociere come persone informate dei fatti – e quindi con l’obbligo di dire tutta la verità sui loro colloqui con Schettino - , lasciando così che questi potessero fornire più agevolmente le proprie versioni nella comoda “passerella” al Senato?
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