Censis: Italia prima come base e destinazione crociere
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Censis: Italia prima come base e destinazione crociere
Censis: Italia prima come base e destinazione crociere
A Milano presentato il “IV rapporto sull'economia del mare”
Milano, 15 maggio 2012 - Ha contribuito a creare il 2.6% del pil nazionale, producendo in un anno beni e servizi per oltre 39,5 miliardi di euro, e dà lavoro a circa 500mila persone con una crescita del 30% dell'occupazione dal 2004 al 2009. E' il ritratto dell'economia legata al mare, che “pur in un momento di crisi vede l'Italia fra i leader a livello europeo”. A tracciarlo è il 'IV rapporto sull'economia del mare', presentato a Milano e realizzato dalla fondazione Censis che ha analizzato un settore che comprende trasporti marittimi e pesca, cantieristica navale, nautica da diporto e attività portuali.
In base all'indagine, nel traffico passeggeri l'Italia è al primo posto come base e destinazione delle crociere, con 6,7 milioni di persone. E a giocare un ruolo di primo piano nella produzione del pil nazionale, secondo i dati relativi al 2009, è il comparto dei trasporti marittimi, con 103.3 miliardi di euro.
“Il mondo marittimo è un driver di sviluppo per l'intera economia italiana - commenta Paolo d'Amico, presidente della Federazione del mare - e mostra una grande vitalità, tanto da essere cresciuto del 60% da quando sono state adottate le riforme che ne hanno rilanciato la competitività internazionale”.
Il comparto dei trasporti marittimi partecipa alla produzione del Pil nazionale con 103.3 miliardi di euro, da aggiungere ai 6,7 miliardi derivanti dalle attività di logistica portuale e ausiliarie ai trasporti. La vitalità del settore emerge con forza nelle regioni tradizionalmente legate al mare, come la Campania, la Liguria, il Friuli Venezia Giulia, il Veneto e la Sicilia. Ma – a sorpresa – è la Lombardia, che non ha sbocchi sul mare, a collocarsi al terzo posto a livello nazionale nella nicchia di mercato della costruzione di imbarcazioni da diporto, e fra i maggiori fornitori di beni e servizi. I dati forniti dal Censis sono raccolti nel “IV rapporto sull'economia del mare”, presentato ieri a Milano durante un incontro organizzato dalla Federazione del sistema marittimo italiano e dalla Camera di Commercio. Nel dossier è stato analizzato un settore vastissimo, che comprende trasporti marittimi e pesca, cantieristica navale, nautica da diporto e attività portuali.
Sotto la lente del rapporto, l’attuale situazione del comparto. Ma un’attenzione particolare è riservata anche al futuro, che si presenta con un “quadro moderatamente espansivo” per quanto riguarda i flussi di merci via mare, dopo una flessione in Italia del 14% nel 2009 e una ripresa nel 2010 (+6.3%). In particolare dovrebbero crescere gli interscambi con la Cina e Hong Kong, con la previsione di toccare quota 20 milioni di tonnellate nel 2015, con la sponda Sud del Mediterraneo, con l’area balcanica e del Golfo Persico.
Ma le cose da fare sono ancora tante. Giuseppe Roma, direttore generale della fondazione Censis, ritiene che si debba cominciare dal “coordinare in maniera più efficiente il sistema dei porti, rafforzando l’offerta logistica con investimenti pubblici per il trasporto delle merci dai porti ai luoghi di destinazione”.
Censis
A Milano presentato il “IV rapporto sull'economia del mare”
Milano, 15 maggio 2012 - Ha contribuito a creare il 2.6% del pil nazionale, producendo in un anno beni e servizi per oltre 39,5 miliardi di euro, e dà lavoro a circa 500mila persone con una crescita del 30% dell'occupazione dal 2004 al 2009. E' il ritratto dell'economia legata al mare, che “pur in un momento di crisi vede l'Italia fra i leader a livello europeo”. A tracciarlo è il 'IV rapporto sull'economia del mare', presentato a Milano e realizzato dalla fondazione Censis che ha analizzato un settore che comprende trasporti marittimi e pesca, cantieristica navale, nautica da diporto e attività portuali.
In base all'indagine, nel traffico passeggeri l'Italia è al primo posto come base e destinazione delle crociere, con 6,7 milioni di persone. E a giocare un ruolo di primo piano nella produzione del pil nazionale, secondo i dati relativi al 2009, è il comparto dei trasporti marittimi, con 103.3 miliardi di euro.
“Il mondo marittimo è un driver di sviluppo per l'intera economia italiana - commenta Paolo d'Amico, presidente della Federazione del mare - e mostra una grande vitalità, tanto da essere cresciuto del 60% da quando sono state adottate le riforme che ne hanno rilanciato la competitività internazionale”.
Il comparto dei trasporti marittimi partecipa alla produzione del Pil nazionale con 103.3 miliardi di euro, da aggiungere ai 6,7 miliardi derivanti dalle attività di logistica portuale e ausiliarie ai trasporti. La vitalità del settore emerge con forza nelle regioni tradizionalmente legate al mare, come la Campania, la Liguria, il Friuli Venezia Giulia, il Veneto e la Sicilia. Ma – a sorpresa – è la Lombardia, che non ha sbocchi sul mare, a collocarsi al terzo posto a livello nazionale nella nicchia di mercato della costruzione di imbarcazioni da diporto, e fra i maggiori fornitori di beni e servizi. I dati forniti dal Censis sono raccolti nel “IV rapporto sull'economia del mare”, presentato ieri a Milano durante un incontro organizzato dalla Federazione del sistema marittimo italiano e dalla Camera di Commercio. Nel dossier è stato analizzato un settore vastissimo, che comprende trasporti marittimi e pesca, cantieristica navale, nautica da diporto e attività portuali.
Sotto la lente del rapporto, l’attuale situazione del comparto. Ma un’attenzione particolare è riservata anche al futuro, che si presenta con un “quadro moderatamente espansivo” per quanto riguarda i flussi di merci via mare, dopo una flessione in Italia del 14% nel 2009 e una ripresa nel 2010 (+6.3%). In particolare dovrebbero crescere gli interscambi con la Cina e Hong Kong, con la previsione di toccare quota 20 milioni di tonnellate nel 2015, con la sponda Sud del Mediterraneo, con l’area balcanica e del Golfo Persico.
Ma le cose da fare sono ancora tante. Giuseppe Roma, direttore generale della fondazione Censis, ritiene che si debba cominciare dal “coordinare in maniera più efficiente il sistema dei porti, rafforzando l’offerta logistica con investimenti pubblici per il trasporto delle merci dai porti ai luoghi di destinazione”.
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A Milano presentato il “IV rapporto sull'economia del mare”
Milano, 15 maggio 2012 - Ha contribuito a creare il 2.6% del pil nazionale, producendo in un anno beni e servizi per oltre 39,5 miliardi di euro, e dà lavoro a circa 500mila persone con una crescita del 30% dell'occupazione dal 2004 al 2009. E' il ritratto dell'economia legata al mare, che “pur in un momento di crisi vede l'Italia fra i leader a livello europeo”. A tracciarlo è il 'IV rapporto sull'economia del mare', presentato a Milano e realizzato dalla fondazione Censis che ha analizzato un settore che comprende trasporti marittimi e pesca, cantieristica navale, nautica da diporto e attività portuali.
In base all'indagine, nel traffico passeggeri l'Italia è al primo posto come base e destinazione delle crociere, con 6,7 milioni di persone. E a giocare un ruolo di primo piano nella produzione del pil nazionale, secondo i dati relativi al 2009, è il comparto dei trasporti marittimi, con 103.3 miliardi di euro.
“Il mondo marittimo è un driver di sviluppo per l'intera economia italiana - commenta Paolo d'Amico, presidente della Federazione del mare - e mostra una grande vitalità, tanto da essere cresciuto del 60% da quando sono state adottate le riforme che ne hanno rilanciato la competitività internazionale”.
Il comparto dei trasporti marittimi partecipa alla produzione del Pil nazionale con 103.3 miliardi di euro, da aggiungere ai 6,7 miliardi derivanti dalle attività di logistica portuale e ausiliarie ai trasporti. La vitalità del settore emerge con forza nelle regioni tradizionalmente legate al mare, come la Campania, la Liguria, il Friuli Venezia Giulia, il Veneto e la Sicilia. Ma – a sorpresa – è la Lombardia, che non ha sbocchi sul mare, a collocarsi al terzo posto a livello nazionale nella nicchia di mercato della costruzione di imbarcazioni da diporto, e fra i maggiori fornitori di beni e servizi. I dati forniti dal Censis sono raccolti nel “IV rapporto sull'economia del mare”, presentato ieri a Milano durante un incontro organizzato dalla Federazione del sistema marittimo italiano e dalla Camera di Commercio. Nel dossier è stato analizzato un settore vastissimo, che comprende trasporti marittimi e pesca, cantieristica navale, nautica da diporto e attività portuali.
Sotto la lente del rapporto, l’attuale situazione del comparto. Ma un’attenzione particolare è riservata anche al futuro, che si presenta con un “quadro moderatamente espansivo” per quanto riguarda i flussi di merci via mare, dopo una flessione in Italia del 14% nel 2009 e una ripresa nel 2010 (+6.3%). In particolare dovrebbero crescere gli interscambi con la Cina e Hong Kong, con la previsione di toccare quota 20 milioni di tonnellate nel 2015, con la sponda Sud del Mediterraneo, con l’area balcanica e del Golfo Persico.
Ma le cose da fare sono ancora tante. Giuseppe Roma, direttore generale della fondazione Censis, ritiene che si debba cominciare dal “coordinare in maniera più efficiente il sistema dei porti, rafforzando l’offerta logistica con investimenti pubblici per il trasporto delle merci dai porti ai luoghi di destinazione”.
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A Milano presentato il “IV rapporto sull'economia del mare”
Milano, 15 maggio 2012 - Ha contribuito a creare il 2.6% del pil nazionale, producendo in un anno beni e servizi per oltre 39,5 miliardi di euro, e dà lavoro a circa 500mila persone con una crescita del 30% dell'occupazione dal 2004 al 2009. E' il ritratto dell'economia legata al mare, che “pur in un momento di crisi vede l'Italia fra i leader a livello europeo”. A tracciarlo è il 'IV rapporto sull'economia del mare', presentato a Milano e realizzato dalla fondazione Censis che ha analizzato un settore che comprende trasporti marittimi e pesca, cantieristica navale, nautica da diporto e attività portuali.
In base all'indagine, nel traffico passeggeri l'Italia è al primo posto come base e destinazione delle crociere, con 6,7 milioni di persone. E a giocare un ruolo di primo piano nella produzione del pil nazionale, secondo i dati relativi al 2009, è il comparto dei trasporti marittimi, con 103.3 miliardi di euro.
“Il mondo marittimo è un driver di sviluppo per l'intera economia italiana - commenta Paolo d'Amico, presidente della Federazione del mare - e mostra una grande vitalità, tanto da essere cresciuto del 60% da quando sono state adottate le riforme che ne hanno rilanciato la competitività internazionale”.
Il comparto dei trasporti marittimi partecipa alla produzione del Pil nazionale con 103.3 miliardi di euro, da aggiungere ai 6,7 miliardi derivanti dalle attività di logistica portuale e ausiliarie ai trasporti. La vitalità del settore emerge con forza nelle regioni tradizionalmente legate al mare, come la Campania, la Liguria, il Friuli Venezia Giulia, il Veneto e la Sicilia. Ma – a sorpresa – è la Lombardia, che non ha sbocchi sul mare, a collocarsi al terzo posto a livello nazionale nella nicchia di mercato della costruzione di imbarcazioni da diporto, e fra i maggiori fornitori di beni e servizi. I dati forniti dal Censis sono raccolti nel “IV rapporto sull'economia del mare”, presentato ieri a Milano durante un incontro organizzato dalla Federazione del sistema marittimo italiano e dalla Camera di Commercio. Nel dossier è stato analizzato un settore vastissimo, che comprende trasporti marittimi e pesca, cantieristica navale, nautica da diporto e attività portuali.
Sotto la lente del rapporto, l’attuale situazione del comparto. Ma un’attenzione particolare è riservata anche al futuro, che si presenta con un “quadro moderatamente espansivo” per quanto riguarda i flussi di merci via mare, dopo una flessione in Italia del 14% nel 2009 e una ripresa nel 2010 (+6.3%). In particolare dovrebbero crescere gli interscambi con la Cina e Hong Kong, con la previsione di toccare quota 20 milioni di tonnellate nel 2015, con la sponda Sud del Mediterraneo, con l’area balcanica e del Golfo Persico.
Ma le cose da fare sono ancora tante. Giuseppe Roma, direttore generale della fondazione Censis, ritiene che si debba cominciare dal “coordinare in maniera più efficiente il sistema dei porti, rafforzando l’offerta logistica con investimenti pubblici per il trasporto delle merci dai porti ai luoghi di destinazione”.
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