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Che fine farà la “Concordia”?

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Che fine farà la “Concordia”? Empty Che fine farà la “Concordia”?

Messaggio  ivanapi Dom 15 Gen 2012, 17:03

Che fine farà la “Concordia”?

Taroni non ha dubbi: «A vedere quello che è successo, direi che i costi di recupero e rimessa in operatività superano i costi di costruzione della nave, senza contare il danno d’immagine per la società armatrice. E speriamo il tempo tenga: lo svuotamento dei serbatoi renderà l’unità ancora più leggera, con il rischio che si spezzi. Quindi non credo che ci sarà un ripristino, né tantomeno una vendita sul mercato di seconda mano. La destinazione è Alang, India». Uno dei più grandi cantieri di demolizione navale del mondo. «Non conta se la nave è vecchia o nuova. Oggi i demolitori pagano 430 dollari a tonnellata. Gli arredi sono solo un valore aggiunto - conclude Taroni -. L’acciaio è molto ricercato, il mobilio viene contrattato da generalmente da commercianti americani e inglesi. I pezzi del motore rivenduti sul mercato». Il ferro della nave finirà in fonderia. Così di “Costa Concordia” rimarrà solo l’ombra di una tragedia e un’immagine che a lungo non farà dormire gli esperti dello shipping.

Commercialmente parlando è già un relitto. Anche se agli occhi di chi la guarda appare ancora intatta nel suo scafo bianco coricato in mare, Costa Concordia ha finito di portare turisti in giro per il mondo con l’incidente del Giglio. Gli armatori decideranno, con ogni probabilità, di «rimuovere il relitto», anziché «salvare la nave»: un tecnicismo assicurativo per dire che la Concordia è da buttare. Al di là dell’ampio squarcio sul fondo, che potrebbe essere riparato, le cabine sono allagate e l’impianto elettrico è a bagno nell’acqua salata da quasi due giorni: ripristinare questi due elementi costerebbe più che ricostruirli nuovi. Il valore dei danni, insomma, supera il valore coperto dalle polizze assicurative gestite sul mercato internazionale dal broker di Costa, la Aon Insurance. Costata 700 milioni di euro e anni di lavoro nei cantieri navali di Sestri Ponente, questo palazzone di lusso datato 2006 oggi è assicurato per circa 500 milioni di dollari. Tanto sarà rimborsato a Carnival per la perdita totale, corpo e macchine, di questa sfortunata unità di navigazione.

Assicurazioni e armatore stabiliranno il sistema più economico per rimuoverla e rottamarla. I periti valuteranno se convenga rimetterla in galleggiamento e trainarla o se, come più probabile, tagliarla e portarla via a pezzi con le chiatte. Di certo l’attività della Concordia finisce qui. A fronte delle responsabilità armatoriali che stanno emergendo, l’inglese P&I, il Protection & Indemnity Club di Londra, si farà carico della rimozione del relitto e della demolizione, e degli altri oneri derivanti dalla responsabilità armatoriale, dal rimpatrio dell’equipaggio al rimborso dei bagagli persi al risarcimento ai feriti e ai parenti delle vittime. Se ci fossero danni ambientali il P&I coprirebbe anche quelli, ma a quanto sembra nemmeno un litro delle oltre 2.200 tonnellate di carburante chiuso nelle cisterne si è riversato in mare. Non è questo che farà la differenza. Il drammatico incidente della Concordia al Giglio è giudicato, in termini di danni per la compagnia, «enorme». Centinaia di milioni di dollari . Dollari che le assicurazioni (a loro volta riassicurate) sborseranno, ma che nel bilancio dell’americana Carnival, l’azionista di controllo (100%) di Costa, si trasformerà in un incremento percentuale a due cifre dei premi pagati.

Se è stata previdente, la compagnia è anche assicurata rispetto alla perdita di profitto che questo disastro produrrà, ma rispetto al danno di immagine nessuna compagnia di assicurazione interverrà: rientra nel rischio imprenditoriale e minaccia di essere un conto salato. A 24 ore dall’incidente si fa dunque la conta dei danni, ma già entrano in azione le squadre speciali accorse dal Nord Europa ieri mattina all’alba. Al recupero del carburante imprigionato nella nave sta lavorando la Smit Salvage di Rotterdam, un colosso attivo nel settore dal 1842 e rappresentato in Italia dalla genovese Cambiaso Risso. Professionisti di alto livello: gente che ha operato sulla bonifica del relitto della Haven (1991, Arenzano); che ha recuperato il sommergibile nucleare Kursk affondato nel mare di Barents nel 2000; che ha salvato la portacontainer Msc Chitra in India. Sette tra ingegneri, sommozzatori e tecnici sono sbarcati sul posto ieri mattina: è l’emergency team della Smit, sono in costante contatto con gli ingegneri navali dell’ufficio tecnico di Rotterdam, che da là opera sulla base delle informazioni e dei disegni trasmessi. Sarà utilizzata la tecnologia Hot Tapping, una tecnica che permette di forare la lamiera di una cisterna e, contestualmente, risucchiare il combustibile anche in profondità.

L’operazione richiederà qualche giorno o forse qualche settimana di tempo, dipenderà dai punti di accesso individuati. Il costo dell’intervento può raggiungere anche qualche milione di dollari, in funzione delle variabili (persone, mezzi di supporto, nave cisterna, condizioni meteo) coinvolte. All’operazione collaboreranno i rimorchiatori della Neri di Livorno, all’opera insieme alla Smit. L’intervento di ripristino è dunque cominciato in quello che - stimano gli esperti - in termini economici si rivelerà uno dei disastri maggiori degli ultimi dieci anni.

Gilda Ferrari
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