cunard cambia bandiera

26 ottobre 2011
addio all’union jack
cunard cambia bandiera
per organizzare matrimoni
Genova - Una delle leggende metropolitane più assurde del mondo delle crociere, rilanciata o inventata dal giornale britannico Mirror, riguarda una donna di 24 anni che si sarebbe innamorata della “Queen Mary”, una nave da 81.000 tonnellate che alla fine della sua carriera in mare per la compagnia Cunard è stata trasformata in hotel galleggiante. L’ossessione sarebbe arrivata al punto da spingere la donna a organizzare una cerimonia di matrimonio con la nave, con tanto di vestito bianco e testimoni. Aspetto ancora più imbarazzante, il matrimonio sarebbe stato consumato.

Se le nozze con la nave sono ancora un evento leggendario, sempre più spesso le compagnie marittime offrono ai loro clienti la possibilità di sposarsi a bordo, fra esseri umani. Il business è in crescita (+60% nell’ultimo decennio, secondo la Cruise Lines International Association) e per non restarne escluso c’è chi è anche disposto a mettere da parte i sentimenti patriottici. È il caso proprio di Cunard Line, compagnia britannica che appartiene al gruppo statunitense Carnival. Cunard ha deciso di ammainare la bandiera britannica per iscrivere nel registro delle Bermuda le sue navi maggiori. Tre regine inglesi, “Queen Mary 2”, “Queen Victoria” e “Queen Elisabeth”, cambieranno quindi passaporto, anche se continueranno a operare a Southampton come porto di partenza. Motivi fiscali? No, spiega la compagnia, semplicemente il Regno Unito non concede la possibilità di celebrare matrimoni a bordo, mentre le richieste da parte delle coppie di aspiranti croceristi aumentano e si fanno pressanti.

«Riceviamo - ha detto al Lloyd’s List il presidente di Cunard, Peter Shanks - molte domande sulla possibilità di sposarsi su una delle nostre navi, in particolare a proposito di nozze in mezzo all’Atlantico a bordo della “Queen Mary 2”, che le altre compagnie non possono offrire». Cunard, quindi, arriva in ritardo sul mercato, ma cala l’asso. I concorrenti sono già attivi da tempo. Le altre compagnie del gruppo Carnival nel solo 2010 hanno ospitato 2.400 matrimoni, con un sovrapprezzo variabile sul costo del biglietto.

Si va da 1.195 dollari per una cerimonia semplice, con torta, fiori e un bicchiere di champagne, a 1.635 dollari se si vuole accedere al servizio bar, con tartine, caffè e la torta a due piani. Sulle navi delle compagnie Azamara e Celebrity, farsi sposare dal comandante in persona costa almeno 2.500 dollari. Norwegian Cruise offre matrimoni a bordo da 1.100 a 1.450 dollari, ma anche la possibilità di sposarsi a terra nei luoghi di destinazione. La cerimonia organizzata a Firenze, Venezia o Roma costa 2.450 dollari. Insomma, il business è ricco, ma il limite è dato proprio dalla bandiera della nave. Quelle di Azamara e Celebrity sono iscritte al registro di Malta, mentre Princess si è rivolta alle Bermuda. Altrimenti, come avviene per i clienti di Disney Cruises, bisogna accontentarsi di sposarsi al terminal di partenza, a Cape Canaveral, in Florida, per trascorrere poi a bordo la luna di miele.

Per quanto riguarda il rito religioso, la Chiesa cattolica è molto prudente nel somministrare il sacramento in condizioni così anomale. Le linee guida dell’Apostolato del Mare, stilate lo scorso anno, sconsigliano ai cappellani di bordo di sposare se non in caso di pericolo di vita. «Non è una novità, è quanto prescrive il diritto canonico del 1985», spiega il responsabile dei cappellani per la Conferenza episcopale italiana, don Artur Jezoriek, che aggiunge: «Il matrimonio dovrebbe avvenire nel territorio della parrocchia e, se concordatario, si deve trasmettere l’atto al Comune entro 5 giorni. Come si fa se si è in viaggio verso mete lontane? Ci sarebbe il rischio di invalidazione».

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