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Escursione a: RIJEKA (FIUME) Croazia

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Messaggio  ivanapi Ven 18 Feb 2011, 23:48

Fiume (Croazia)

Abitanti : 144.043 (2001)

Nome abitanti: Fiumani

Fiume (in croato Rijeka, in ungherese Fiume, in sloveno Reka; in tedesco Sankt Veit am Flaum, 144.043 ab. nel 2001), situata sull'Adriatico (Golfo del Quarnero) è la terza città della Croazia per popolazione dopo Zagabria e Spalato . Sede universitaria ed arcivescovile.
Già appartenente all'Impero austro-ungarico (dal 1779 al 1919), Stato libero di Fiume dal 1920 al1924 e italiana dal 1924 al 1947 (capoluogo dell'omonima provincia), dal 1947 al 1992 fece parte della Jugoslavia; è croata dal 1991.

La città di Fiume è divisa in 33 rioni (Mjesni odbori):

* Belvedere (Belveder)
* Braida-Dolaz (Brajda-Dolac)
* Brascine-Pulaz [o Malburgo] (Brašćine-Pulac)
* Bulevard
* Cantrida [già Borgomarina] (Kantrida)
* Centro Porto (Centar Luka)
* Centro Sussak (Centar Sušak)
* Cosala (Kozala)
* Crimea (Krimeja)
* Draga (Draga)
* Drenova (Drenova)

* Gelsi (Podmurvice)
* Gherbizzi [o Gherbzi, Gherbaz] Grbci
* Mlaca (Mlaka)
* Montegrappa (Banderovo)
* Nocera Inferiore [o Orecovizza] Orehovica
* Passaz [o Pasciaz] Pašac
* Pecine (Pećine)
* Fiumara (Potok)
* San Cosimo (Sv. Kuzam)
* San Giovanni[1] (Pehlin)
* San Nicolò (Sv. Nikola)

* Scoglietto (Školjić)
* Scurigne (Škurinje)
* Sérdoci (Srdoči)
* Svilno (Svilno)
* Tersatto (Trsat)
* Torretta (Turnić)
* Valscurigne (Škurinjska Draga)
* Vesizza inferiore (Podvežica)
* Vesizza superiore (Gornja Vežica)
* Vojak (“casermetta”[2])
* Zamét (Zamet)

Il posto dell'odierna città era anticamente abitato dalla tribù illirica dei Liburni: conquistato dalle legioni della Repubblica Romana nel 60 a.C. fu fondato il municipio con il nome di Tarsatica.

Nel medioevo la città passò sotto il successivo controllo franco, croato e del vescovo di Pola dal 1000: in questo periodo la città si governò da comune autonomo raggiungendo una notevole prosperità commerciale favorendo anche l'immigrazione di mercanti italiani. Fiume poi diventò ungherese prima di finire all'Austria degli Asburgo nel 1471. Nel XVII secolo il commercio fiumano si estese sino in Puglia quindi aumentò l'immigrazione marchigiana e veneta. La Repubblica di Venezia, che fu una forza importante nella zona, non ne ebbe mai il controllo se non per una brevissima parentesi nel 1508 ma la distrusse due volte. Tra le tante lingue parlate in città si usò, sino la fine della seconda guerra mondiale, il fiumano, ossia il veneziano "de mar", del quale esiste anche un dizionario fiumano/italiano ed è una parlata tuttora usata dai membri della minoranza italiana. Ma la lingua originale di Fiume, che ne implica la sua latinità originaria, sembra fosse il quarnerino, dialetto della famiglia ladina, parlato fino al XIX secolo.

Dal 1471 fino al 1779, quando fu ceduta al Regno d'Ungheria, Fiume fece parte integrante dell'austriaco Ducato di Carniola. Costituita come porto franco nel 1719, passò tra il XVIII e il XIX secolo da mano austriaca a francese, di nuovo austriaca, quindi croata ed ungherese sinché venne unita, come Corpus Separatum, a quest'ultimo regno per la terza e ultima volta nel 1867.

Sotto il governo ungherese la città prosperò in un clima di generale tolleranza e collaborazione tra i vari gruppi etnici.

Il notevole sviluppo portuale, l'espansione generale dei commerci internazionali, il collegamento della città (1873) alle ferrovie austriache e ungheresi, contribuirono alla rapida crescita demografica: dai 21.000 abitanti del 1880 ai 50.000 del 1910.

A Fiume ci si trasferiva dall'Italia anche per godere di certe libertà e certi diritti (come quello del divorzio) che non erano concessi altrove.

Alcuni storici, come diverse fonti, sostengono che i primi ad adottare il saluto romano furono proprio l'immaginifico scrittore ed i suoi seguaci a Fiume. L'italianità della città era rivendicata con orgoglio dagli stessi abitanti, i quali erano per la maggior parte italiani (nei risultati del censimento ungherese del 1910: il 48,6% di lingua materna italiana; il restante 51,4% era diviso in varie etnie. Nel censimento promosso dal Consiglio Nazionale Italiano cittadino nel 1918, su una popolazione totale leggermente diminuita: 62,4% italofoni; 37,6% altri).

Lo stesso Lenin sostenne la Reggenza dannunziana, e come riferì Nicola Bombacci, contestando l'inattività dei socialisti italiani definì polemicamente D'Annunzio come l'unica persona in grado di portare avanti la rivoluzione in Italia.[5].

L'appoggio leninista venne ricambiato: la Reggenza del Carnaro fu infatti il primo Stato al Mondo a riconoscere l'Unione Sovietica. Bisogna anche ricordare che il mercantile Persia con 1300 tonnellate di armamenti da portare ai controrivoluzionari russi fu abbordato dal capitano Giulietti e gli uscocchi di d'Annunzio e fu dirottato a Fiume, accolto dal d'Annunzio stesso con tutti gli onori.

Il 12 novembre 1920 l'Italia e la Jugoslavia firmarono il Trattato di Rapallo in cui si impegnarono a garantire l'indipendenza dello Stato libero di Fiume. Ma D'Annunzio decise di rifiutare il trattato. Al rifiuto del "vate" Fiume fu completamente circondata e il mattino della vigilia di Natale fu sferrato l'attacco che portò all'allontanamento dei legionari fiumani e all'istituzione dello Stato libero di Fiume con a capo l'autonomista Riccardo Zanella.

Il 3 marzo 1922 il movimento politico dei Blocchi Nazionali, costituito in buona parte da fascisti e parte dei legionari dannunziani, con un colpo di mano destituirono il governo di Riccardo Zanella. Dopo varie vicissitudini il governo italiano decise di inviare a Fiume il generale Gaetano Giardino che dal 17 settembre 1923 divenne di governatore militare con il compito di tutelare l'ordine pubblico: con il Trattato di Roma, siglato il 27 gennaio 1924 veniva sancito il passaggio della città all'Italia e il 16 marzo il re Vittorio Emanuele III giungeva nella città. In base al trattato la città veniva assegnata all'Italia, mentre il piccolo entroterra con alcune periferie, Porto Baross, incluso nella località di Sussak e le acque del fiume Eneo, cioè l'intero alveo e il delta, venivano annessi al Jugoslavia); il governo dello Stato Libero di Fiume considerò tale atto giuridicamente inaccettabile continuando a operare in esilio.

Con il Trattato di Roma che ne sancisce l'annessione, Fiume passa ufficialmente allo Stato italiano.

Gli accordi raggiunti con il trattato di Roma vennero regolati con delle clausole da una Commissione mista per l'applicazione del trattato; tali clausole vennero ratificate dalla Convenzione di Nettuno il 20 luglio 1925.[6].

Dopo l'annessione al Regno d'Italia, Fiume divenne capoluogo di provincia, ovvero Fiume Provincia (FU).[7]

Dal 1930 la denominazione venne cambiata in Provincia di Fiume/Provincia del Carnaro (FM). In quegli anni riprese i traffici il porto, che divenne scalo primario nell'Adriatico. Negli anni '30 si sviluppò il settore industriale, grazie ai contributi dell'IRI. Durante la seconda guerra mondiale fu sede di un importante silurificio, che produceva la metà dell'intera produzione italiana di siluri. [1]

La Provincia di Fiume fu allargata nel 1941, includendo l'area della Kupa e le isole di Veglia ed Arbe. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, Fiume fu occupata qualche settimana dai tedeschi, invece che dai croati di Ante Pavelic, quando nell'ottobre 1943 passò sotto la giurisdizione della RSI, fino all'agosto 1944, quando anche formalmente cessò l'amministrazione italiana, nonostante truppe della repubblica di Salò restassero insieme all'amministrazione tedesca.
L'annessione alla Jugoslavia [modifica]

L'epilogo della seconda guerra mondiale vide ancora una volta il destino della città determinato da una combinazione di forza e diplomazia. Questa volta le truppe jugoslave avanzarono ai primi di maggio del 1945 fino a Trieste, Fiume fu presa il 3 maggio, e la situazione fu formalizzata dal Trattato di Pace di Parigi dalle forze alleate il 10 febbraio 1947: i diplomatici presero atto dello stato di fatto. Da Fiume scappò la maggioranza della popolazione, in prevalenza italiana: l'esodo si concluse nei primi anni cinquanta e coinvolse oltre quarantamila cittadini (più del 70% della popolazione precedente il 1945). Circa 600 furono i civili italiani che scomparvero nel biennio 1945-1947 ad opera del regime jugoslavo. [2]

Alla fine degli anni quaranta la zona del Golfo di Fiume venne ripopolata massicciamente con abitanti provenienti dalle più disparate regioni della nuova Jugoslavia di Tito. Il primo decennio del dopoguerra fu molto difficile: le distruzioni operate dai tedeschi si accompagnarono alla sparizione dell'intero ceto dirigente cittadino (eliminato o esodato), cui si aggiunse la fuga della massima parte degli impiegati, dei commercianti, degli operai del porto e delle fabbriche fiumane. Tutto ciò causò un blocco quasi totale delle attività cittadine, cui si cercò di ovviare anche col trasferimento a Fiume di gruppi di operai specializzati italiani di Monfalcone (fu il cosiddetto "controesodo"), attratti dal progetto di edificazione di una società ispirata ai principi marxisti. Fedeli al Partito Comunista Italiano e all'Unione Sovietica di Stalin. Però negli anni cinquanta i "monfalconesi" furono perseguitati dall'apparato jugoslavo dopo la rottura politica Tito/Stalin del 1948.

All'inizio degli anni sessanta la città ritrovò lo slancio di un tempo, seguendo le sorti del porto, che divenne il maggiore scalo jugoslavo.

Nel giugno 1991, in seguito alla guerra e alla disgregazione della Jugoslavia, Fiume entrò a far parte dell'indipendente Croazia.

La città dovette sopportare nuovamente le difficili condizioni derivanti da una guerra, e immancabilmente il porto ne subì i peggiori contraccolpi: i traffici - già colpiti dalla spaventosa crisi economico/finanziaria dell'ultima Jugoslavia - subirono un ulteriore tracollo, e per anni Fiume si resse con le provvidenze statali, col commercio e con la residua industria. La favorevolissima posizione geografica però, nel momento in cui le condizioni politiche interne ed internazionali resero la situazione più tranquilla, permise a Fiume di riprendere in pochi anni il suo ruolo di porto principale della Croazia. La costruzione dell'autostrada Fiume-Zagabria e i vari progetti di sviluppo intrapresi dalla giovane Repubblica di Croazia dimostrano una volta in più l'importanza strategica di Fiume nel contesto dell'intero bacino dell'Adriatico.

* Palazzo del Municipio (ex sede del Banco di Roma)
* Palazzo dell'archivio di stato
* Palazzo Modello
* Palazzo del governo
* Palazzo di Giustizia
* Palazzo Adria
* Palazzo Ploech
* Palazzo della Filarmonica
* Palazzo Baccich
* Palazzo della Scuola media superiore italiana
* Casa veneziana
* Casa Rinaldi

Edifici religiosi

* Cattedrale di San Vito
* Chiesa ortodossa di San Nicola
* Chiesa di San Sebastiano
* Chiesa dei Cappuccini
* Chiesa di San Girolamo
* Sinagoga ortodossa di Fiume

Nel maggio 2009 è iniziata la costruzione della moschea cittadina presso il rione di Plasse San Giovanni (Rujevica)[8].
Altri luoghi

* Teatro nazionale Ivan De Zajc
* Museo di Storia e Marineria
* Torre civica
* Arco Romano
* Mercati centrali
* Resti delle mura civiche
* Ruderi dei mulini lungo il corso dell'Eneo
* Rampa di lancio dell'ex Silurificio

Nel 1910 la maggioranza degli abitanti del comune era di etnia italiana, 24.212 cittadini, seguiti dalle minoranze croata ed ungherese. Con l'annessione alla Jugoslavia la popolazione italiana della città ha scelto in gran parte la via dell'esodo e si è sparpagliata in tutta l'Italia (soprattutto a Trieste, Venezia, Roma, Genova) e oltre oceano (Australia, Canada, Argentina, Brasile, Uruguay). Tra le persone nate a Fiume, che si sono distinte grazie alle proprie capacità e talenti, ricordiamo il linguista Giovanni Frau, il politico Leo Valiani, gli atleti Abdon Pamich (marciatore), Ezio Loik, Antonio Vojak, i fratelli Mario Varglien e Giovanni Varglien, Marcello Mihalic e Giovanni Udovicich (calciatori), Giovanni Cucelli e Orlando Sirola (tennisti), la regista Luciana d'Asnasch Veschi, la scrittrice Marisa Madieri, il poeta Valentino Zeichen, il giurista Danilo Zolo, il narratore Diego Zandel, lo scrittore e politico Sergio Travaglia.

A cavallo tra il 1946 e il 1948 Fiume fu la città maggiormente interessata dall'arrivo nella Jugoslavia di Tito di alcune migliaia di emigranti italiani, perlopiù lavoratori dei cantieri navali di Monfalcone e Trieste che vi si trasferirono principalmente per motivazioni ideali e politiche, contribuendo come operai specializzati e tecnici al rilancio del cantiere navale 3 maggio (3 Maj).

Oggi la Comunità degli Italiani di Fiume (CI di Fiume) conta quasi 7.000 iscritti e ha sede nell'antico Palazzo Modello (un edificio monumentale che in origine era la sede del Circolo degli ufficiali della Marina austroungarica e poi sede della Regia marina), a pochi passi dalla Torre Civica, uno dei simboli storici della città. La CI di Fiume è guidata dalla presidente Agnese Superina (dal 11/06/06); presidente della Giunta Esecutiva della CI è invece Roberto Palisca.

Attualmente gli Italiani rappresentano quasi il 5% della popolazione totale della città.

A Fiume ha sede pure la casa editrice EDIT proprietaria del quotidiano in lingua italiana La Voce del Popolo, del quindicinale Panorama, del periodico per ragazzi "Arcobaleno" (ex Il Pioniere) e della rivista culturale Battana. L'EDIT pubblica, inoltre, (in lingua italiana) i libri di testo destinati alle scuole italiane di Croazia e Slovenia e libri (quasi esclusivamente scritti in lingua italiana o nelle versioni locali del dialetto veneto) di autori italiani residenti in Croazia e Slovenia.

A Fiume esistono quattro scuole elementari (otto anni dell'obbligo) ed una scuola media superiore italiane, rispettivamente la SEI Dolac, la SEI San Nicolò (ex Mario Gennari), la SEI Gelsi, la SEI Belvedere e l'SMSI di Fiume (conosciuta da tutti in città con il nome di "Liceo"). Alla SMSI gli alunni possono scegliere quattro indirizzi di studio: ginnasio generale, ginnasio matematico-scientifico, indirizzo alberghiero-turistico (tutti corsi quadriennali) o scuola commerciale (corso triennale). Presso le scuole italiane le lezioni di tutte le materie, ad eccezione della lingua croata, vengono svolte in lingua italiana. Nell'ambito dell'insegnamento della lingua inglese le traduzioni vengono fatte dall'inglese all'italiano e viceversa (la stessa prassi vale anche nel caso dell'insegnamento del francese, del tedesco e del latino).

Una particolarità di numerosi italiani autoctoni di Fiume, come nel resto dell'Istria e della Dalmazia, è l'avere cognomi che finiscono in "-ch", desinenza tipicamente slavomeridionale, da pronunciarsi come una c dolce.

Le testimonianze dell'italianità della città di Fiume residuano anche nell'inno della sua squadra di calcio (HNK Rijeka): anche se l'inno è in croato, una delle strofe inizia con le parole Forza Fiume, in italiano, e le stesse parole Forza Fiume possono essere lette su alcuni striscioni dei tifosi della squadra.

Nel 2003 papa Giovanni Paolo II durante la sua terza visita pastorale in Croazia (si trattò del suo centesimo viaggio all'estero), si fermò a Fiume. Durante la celebrazione della messa svoltasi nell'ampio piazzale del Delta (tra il Canale morto e la Fiumara (o Eneo)), il papa si rivolse in italiano alla comunità autoctona.

Curiosità

Secondo la leggenda la Casa della Vergine Maria nel 1291 fece tappa a Tersatto, oggi quartiere di Fiume, prima di portarsi ad Ancona e quindi a Loreto, dove è ancora oggi.
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