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30 gennaio 2011
EGITTO
OCCHI PUNTATI
SUL CANALE DI SUEZ

UN’AUTOSTRADA d’acqua, che scorre dritta in mezzo al deserto. Da qui passano le più importanti rotte del mondo: merci tra l’Asia e l’Europa, petrolio tra i Paesi arabi e l’Occidente.

Ogni anno il Canale di Suez pompa nelle casse dell’Egitto quasi 5 miliardi di dollari. Ora, torna lo spettro della Guerra dei sei anni. Il Canale chiuso: un’ipotesi che al Cairo fa sudare freddo. Ma se chiude il Canale, cambia il mondo: le rotte delle petroliere (il 16% del traffico di Suez) si allungherebbero di 12 mila chilometri. Quanto serve per girare intorno all’Africa. Un’operazione che aumenterebbe i costi della logistica in maniera vertiginosa. E non è un caso se venerdì il prezzo del petrolio è balzato in un giorno del 4%, vicino ai 90 dollari al barile. Voci di una possibile chiusura stanno rimbalzando sulle bocche dei trader di mezzo mondo. E ancora, non è una coincidenza se alla Borsa di New York il titolo di Frontline - il più grande armatore di petroliere del mondo - è schizzato in un giorno del 7,7%. Ma al di là dei rumors di mercato, ieri le navi sul Canale passavano ancora, limitandosi a fare da silenzioso sfondo a una protesta che a terra diventa ogni giorno più cruenta: gli scontri hanno fatto 18 morti a Suez, compreso un poliziotto linciato e decapitato. A Port Said, lo sbocco sul Mar Mediterraneo, hanno perso la vita almeno tre persone. A Ismailia, tappa a metà del Canale, i portuali hanno attaccato a testa bassa le forze dell’ordine

La prova del nove sarà questa mattina. Ogni giorno passano sul canale diversi “convogli”, cioè gruppi di navi dirette da Sud a Nord e viceversa. Nei giorni scorsi erano circolate voci sulla cancellazione di uno dei convogli diretti a Sud. «Per il momento, non abbiamo problemi - dice però uno dei maggiori armatori italiani, Cesare d’Amico, almeno una nave alla settimana in transito per Suez -. Ho chiamato il nostro agente, parlato con i comandanti. Abbiamo una nave ad Alessandria che sta scaricando in queste ore. Situazione delicata, ma per l’operatività non dovrebbero esserci problemi». Anche a Genova, dalla Messina - compagnia con molte rotte su Africa e Medio Oriente - dicono di non aver avuto particolari segnalazioni, pur avendo una nave che proprio questa mattina dovrà passare per Suez. Lo stesso affermano dalla Cosco, la compagnia di Stato cinese: dagli uffici genovesi fanno sapere che le loro portacontainer per ora navigano tranquille.
Da Shippingonline

...speriamo che tutto questo caos non faccia aumentare la benzina...e che non ci siano i soliti furboni pronti a mangiarci sopra...

masca1973 ha scritto:...speriamo che tutto questo caos non faccia aumentare la benzina...e che non ci siano i soliti furboni pronti a mangiarci sopra...

Quello che non capisco è che, se i disordini avvengono per i loro governi, perchè deve essere a rischio anche la vita dei turisti. Gli altri popoli, che c'entrano con loro?
Ciao

...si tratta anche di popolazioni in cui politica-religione-ignoranza e fame creano un coktail veramente esplosivo...e non è consigliabile trovarsi in mezzo...soprattutto se vieni considerato come un privilegiato occidentale