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l’assicurazione paga sempre»

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Messaggio  ivanapi Gio 19 Gen 2012, 14:21

l’assicurazione paga sempre»

Genova - Il pool di assicurazioni che sorregge un colosso della navigazione come Costa Crociere pagherà. Pagherà i danni alla nave, o molto più probabilmente la perdita totale della Concordia come il Secolo XIX ha indicato domenica scorsa, e pagherà anche quanto deriverà dalla responsabilità armatoriale alla luce degli errori commessi dal comandante Francesco Schettino. Nel settore marittimo l’assicurazione interviene quasi sempre, anche in caso nel caso in cui il comandante fa l’inchino e si avvicina alla costa. A spiegare come funziona il settore è Francesco Saverio Lauro (foto) , avvocato marittimista a Napoli, uno dei maggiori esperti italiani della materia.

Avvocato, cominciamo col dire che le assicurazioni sono più d’una, corretto?

«Tutto quello che è il danno alla nave viene coperto dall’assicurazione “Corpo e Macchina”, nata in Italia tra Amalfi e Genova e poi diffusasi nei Lloyd’s di Londra».

Sulle responsabilità armatoriali opera invece la “Protection and Indemnity”.

«Esatto. La P&I è, in genere, un’assicurazione mutualistica tra armatori. Esistono i P&I Club, dove il termine club indica, appunto, un gruppo. La P&I protegge le responsabilità che possono esservi nei confronti dei passeggeri, del carico, dell’equipaggio, dell’ambiente; compresa la rimozione di un relitto. Normalmente, l’assicurazione P&I copre anche le spese legali dell’armatore».

Andiamo dunque con ordine. In caso di errore umano, l’assicurazione copre i danni?

«Sempre. Non è il caso di Schettino con la Concordia, ma ci sono episodi in cui l’errore umano è persino un esimente di responsabilità. Esimente in quanto la navigazione è cosa difficile e pericolosa - e quindi l’errore umano può accadere».

Ma nel caso della Concordia, il comandante Schettino è stato imprudente e negligente.

«Per quanto grave sia dal punto di vista morale (e non entro nel merito), la colpa nautica non mette mai in pericolo le coperture assicurative».

Anche se per fare l’inchino ci si avvicina troppo alla costa?

«Anche. A meno che non risulti chiarissimo un caso di pessimo armamento, ovvero un’organizzazione armatoriale talmente carente e inadeguata, un equipaggio talmente non formato e impreparato e incapace... Ma stiamo parlando di un caso limite, teorico, che nemmeno so se esiste: non è certo il caso di Costa Crociere e delle società del settore!».

Se una compagnia di navigazione tollera, o addirittura promuove, la pratica dell’inchino come elemento di spettacolarizzazione della crociera, in caso di incidente l’assicurazione paga?

«Sì, sempre, assolutamente. Tollerare o incoraggiare usanze che hanno una spettacolarità non è motivo di mancata copertura assicurativa. Tollerare o incentivare l’inchino - e non è il caso di Costa Crociere - non comporta la mancata copertura assicurativa, non nel settore marittimo».

L’assicurazione paga sempre?

«L’unico caso che mi viene in mente di mancata copertura è se la compagnia di navigazione suggerisse ai propri comandanti di violare le distanze di sicurezza, di passare accanto agli scogli, di assumere rischi di navigazione. Per non pagare è necessario che il sinistro sia causato da un comportamento doloso da parte dell’armatore, o di esponenti apicali della società. Ma stiamo parlando di un’ipotesi inconcepibile, folle».

Se il comandante Schettino avesse fatto uso di droghe?

«L’assicurazione coprirebbe. A meno che la società non fosse a conoscenza di tali comportamenti e si fosse astenuta dal prendere provvedimenti. L’assicurazione interviene anche se un marinaio, facendo contrabbando di sigarette a bordo, dà fuoco alla nave. Stiamo parlando di casi limite. I casi reali sono altri».

Per esempio?

«Una nave merci in navigazione: a causa delle condizioni meteo-marine difficili, il comandante dice che è meglio fermarsi mentre l’armatore spinge perché si raggiunga al più presto la destinazione».

A suo giudizio qual è l’atto più grave commesso da Schettino?

«Non aver dichiarato subito il problema della nave. Più ancora dell’errore di accosto, più ancora dell’abbandono della nave (forse dettato da stato confusionale), il comandante ha occultato l’incidente che aveva colpito la nave e messo in pericolo di vita le oltre 4.200 persone a bordo».

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