Al processo Concordia in un'intercettazione Costa parla delle 'prove a mare'

In aula è stata fatta ascoltare dell'intercettazione del 5 aprile 2012 tra Cristina Porcelli, dell'ufficio legale di Costa e Paolo Parodi, ingegnere, ispettore tecnico e membro dell'unità di crisi della compagnia di navigazione. Si parla di un'altra nave, ma anche delle prove a mare

Grosseto, 28 gennaio 2014 - Questa mattina, nel corso della nuova udienza in corso al processo per il naufragio della Costa Concordia (avvenuto il 13 gennaio 2012 di fronte all'Isola del Giglio, con la morte di 32 persone) che vede imputato il comandante della nave, Francesco Schettino, è stata fatta ascoltare un'intercettazione.

Si tratta dell'intercettazione del 5 aprile 2012 tra Cristina Porcelli, dell'ufficio legale di Costa e Paolo Parodi, ingegnere, ispettore tecnico e membro dell'unità di crisi della compagnia di navigazione. Parlano in merito alla consegna di una nave - la Fascinosa - che avrebbe problemi ad una boccola. Da qui vanno a parlare delle prove a mare.

Parodi in aula, dopo averla ascoltata, ha spiegato cosa intendeva la Compagnia di navigazione per "finte", ovvero fatte in condizioni non di potenza massima.

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Una bella tegola su Costa ma sopratutto su Fincantieri.
I media americani da tempo puntono l'indice sulle creazioni del cantiere italiano.

Anche se "finte", non significa nascondere dei diffetti gravi, la frase "ovvero fatte in condizioni non di potenza massima", presuppone dei test non effettuati con tutti i criteri imposti dalla legge. Diciamo un poco fasulli!

Queste navi hanno problemi fin dall'inizio.

Da tempo in america si critica aspramente il lavoro di fincantieri. Ci saranno ulteriori tegole e sospetti.

Qui invece sembra che sia il committente a richiedere al produttore una certa "bontà" nell'effettuare i test. Come direbbe Silvano: cosa non si fa per il Dio Money!

Doppia tristezza.