CONCORDIA:IL RECUPERO DIVENTA UN GIALLO
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CONCORDIA:IL RECUPERO DIVENTA UN GIALLO
Concordia”, il giallo
del recupero
Genova - Nonostante l’autorevole candidatura spesa lo scorso anno dal ministro dell’Ambiente del governo Monti Corrado Clini in favore del porto di Piombino, la destinazione finale della “Costa Concordia” non è ancora certa, anzi il rebus è destinato a diventare una sorta di mistero buffo all’italiana. Accantonati i porti di Livorno e Civitavecchia, Genova potrebbe andare bene, ma il tragitto del convoglio a una velocità massima di due nodi sembra essere troppo lungo e forse rischioso per ciò che resta della “Concordia”. Lo scalo toscano, allo stato attuale, non ha però le caratteristiche per operare e smantellare la nave, che secondo i calcoli effettuati dai tecnici della Costa Crociere, dovrebbe presentarsi in assetto di galleggiamento con un pescaggio di 18,5 metri, 60 metri di larghezza per l’aggiunta dei cassoni galleggianti saldati ai due lati nave e un peso stimato di 45mila tonnellate. Altra incognita a questo punto è inoltre rappresentata dalla tempistica dei lavori di ampliamento dell’infrastruttura portuale toscana, per i quali sono stati stanziati 100 milioni di euro, e che dovrebbero essere ultimati almeno in concomitanza con l’arrivo dello scafo.
Il relitto della “Concordia”, che la compagnia spera ancora di rimuovere dalle acque del Giglio entro fine anno, pur in presenza di un progetto di recupero meticoloso e tecnicamente completo quale è quello del consorzio Titan-Micoperi, deve fare i conti con alcune stime variabili legate per esempio alla tenuta della struttura nave, la galleggiabilità residua dello scafo, e non ultime le condizioni meteomarine.
Argomenti questi trattati durante l’incontro organizzato dal Propeller Club di Genova sul tema “Il progetto di rimozione del relitto Costa Concordia dall’isola del Giglio” e moderato da Massimo Gronda dello Studio tecnico navale Ansaldo. «Attualmente - ha spiegato vice presidente di Carnival Corporate, Franco Porcellacchia - sono circa 500 le persone impegnate nei lavori di recupero al Giglio, di cui 200 sommozzatori e per la realizzazione del progetto saranno inoltre utilizzati 7.000 tonnellate di cavi, 30 cassoni per un peso complessivo di 11.500 tonnellate realizzati in quattro stabilimenti Fincantieri mentre sono 21 le palificazioni sottomarine con un diametro di due metri ciascuna per la posa del fondale artificiale costituite da piattaforme in acciaio sulle quali ruotando si appoggerà lo scafo della “Concordia”».
Secondo la tabella di marcia messa a punto dai responsabili del progetto il raddrizzamento della nave dovrebbe essere effettuato entro il prossimo mese di settembre anche se va tenuto in considerazione il fattore maltempo che fino ad oggi, dall’inizio dei lavori di recupero del relitto partiti a maggio del 2012, ha causato interruzioni per complessivi 40 giorni. Una volta raddrizzato, lo scafo dovrà essere trasferito nel più breve tempo possibile anche se occorreranno settimane se non mesi prima di dare il via alle operazioni di traino.
«Il progetto - è emerso durante l’incontro svoltosi a Villa Zerbino di Genova - risulta impegnativo in virtù delle implicazioni collaterali contenute nello studio sviluppato da Rina Services per il recupero del combustibile e la successiva gestione tecnica dell’emergenza in materia di stabilità del relitto, calcolo dell’altezza d’onda nell’area del Giglio e preparazione del bando di gara internazionale. Sul fronte dell’impatto ambientale (gestione iniziale dei rifiuti, monitoraggio di flora e fauna marina, acque interne del relitto, indagini vibrometriche) il progetto è stato invece sviluppato dalla società D’Appolonia del Gruppo Rina.
Angelo Marletta
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del recupero
Genova - Nonostante l’autorevole candidatura spesa lo scorso anno dal ministro dell’Ambiente del governo Monti Corrado Clini in favore del porto di Piombino, la destinazione finale della “Costa Concordia” non è ancora certa, anzi il rebus è destinato a diventare una sorta di mistero buffo all’italiana. Accantonati i porti di Livorno e Civitavecchia, Genova potrebbe andare bene, ma il tragitto del convoglio a una velocità massima di due nodi sembra essere troppo lungo e forse rischioso per ciò che resta della “Concordia”. Lo scalo toscano, allo stato attuale, non ha però le caratteristiche per operare e smantellare la nave, che secondo i calcoli effettuati dai tecnici della Costa Crociere, dovrebbe presentarsi in assetto di galleggiamento con un pescaggio di 18,5 metri, 60 metri di larghezza per l’aggiunta dei cassoni galleggianti saldati ai due lati nave e un peso stimato di 45mila tonnellate. Altra incognita a questo punto è inoltre rappresentata dalla tempistica dei lavori di ampliamento dell’infrastruttura portuale toscana, per i quali sono stati stanziati 100 milioni di euro, e che dovrebbero essere ultimati almeno in concomitanza con l’arrivo dello scafo.
Il relitto della “Concordia”, che la compagnia spera ancora di rimuovere dalle acque del Giglio entro fine anno, pur in presenza di un progetto di recupero meticoloso e tecnicamente completo quale è quello del consorzio Titan-Micoperi, deve fare i conti con alcune stime variabili legate per esempio alla tenuta della struttura nave, la galleggiabilità residua dello scafo, e non ultime le condizioni meteomarine.
Argomenti questi trattati durante l’incontro organizzato dal Propeller Club di Genova sul tema “Il progetto di rimozione del relitto Costa Concordia dall’isola del Giglio” e moderato da Massimo Gronda dello Studio tecnico navale Ansaldo. «Attualmente - ha spiegato vice presidente di Carnival Corporate, Franco Porcellacchia - sono circa 500 le persone impegnate nei lavori di recupero al Giglio, di cui 200 sommozzatori e per la realizzazione del progetto saranno inoltre utilizzati 7.000 tonnellate di cavi, 30 cassoni per un peso complessivo di 11.500 tonnellate realizzati in quattro stabilimenti Fincantieri mentre sono 21 le palificazioni sottomarine con un diametro di due metri ciascuna per la posa del fondale artificiale costituite da piattaforme in acciaio sulle quali ruotando si appoggerà lo scafo della “Concordia”».
Secondo la tabella di marcia messa a punto dai responsabili del progetto il raddrizzamento della nave dovrebbe essere effettuato entro il prossimo mese di settembre anche se va tenuto in considerazione il fattore maltempo che fino ad oggi, dall’inizio dei lavori di recupero del relitto partiti a maggio del 2012, ha causato interruzioni per complessivi 40 giorni. Una volta raddrizzato, lo scafo dovrà essere trasferito nel più breve tempo possibile anche se occorreranno settimane se non mesi prima di dare il via alle operazioni di traino.
«Il progetto - è emerso durante l’incontro svoltosi a Villa Zerbino di Genova - risulta impegnativo in virtù delle implicazioni collaterali contenute nello studio sviluppato da Rina Services per il recupero del combustibile e la successiva gestione tecnica dell’emergenza in materia di stabilità del relitto, calcolo dell’altezza d’onda nell’area del Giglio e preparazione del bando di gara internazionale. Sul fronte dell’impatto ambientale (gestione iniziale dei rifiuti, monitoraggio di flora e fauna marina, acque interne del relitto, indagini vibrometriche) il progetto è stato invece sviluppato dalla società D’Appolonia del Gruppo Rina.
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